Dilili a Parigi

Dilili a Parigi

Parigi della Belle Époque: la piccola Dilili, insieme ad un fattorino, indaga sui rapimenti di ragazze. Incontra personaggi straordinari che l’aiutano, scopre il nascondiglio dei malefici Maschi-Padroni, e libera le ragazze.


Introduzione

Il film Dilili a Parigi è ambientato nella Parigi della Belle Époque con moltissimi riferimenti alla storia, l’arte e la cultura francese del ‘900.
Il regista Michel Ocelot ne parla nella sua intervista rilasciata a “Le Petit Journal”
https://gallica.bnf.fr/blog/22112018/dilili-dans-gallica-interview-de-michel-ocelot

In sintesi il regista dice che quando aveva analizzato la situazione di Parigi durante la Belle Époque, era rimasto stupito dall’importanza mondiale della sua vita intellettuale, con personaggi importanti che venivano da ogni luogo.

La Belle Époque mostrava una situazione a priori incomprensibile: la Rivoluzione Francese aveva tagliato tutte le teste pensanti favorendo la Gran Bretagna nella conquista del mondo, poi ci sono stati dei regnanti effimeri e un imperatore che dopo Waterloo ha ridotto il paese a un cadavere odiato da tutti, quindi suo nipote ha dichiarato una assurda guerra alla potente Prussia che facilmente derise la Francia, mentre sotto i suoi occhi i parigini si ammazzavano fra di loro e distruggevano i grandi monumenti della capitale, la vittoriosa Prussia infliggeva poi alla Francia un enorme tributo.

Dopo tutti questi fatti sarebbe stato più logico aspettarsi che di una Francia esangue non se ne parlasse più, e invece no, ha brillato di mille fuochi ed è stata la capitale intellettuale indiscussa dell’Occidente.

Per chi si fosse perso al cinema il bel film di animazione, Dilili a Parigi è disponibile in DVD.


Sarah Bernhardt, che aveva vissuto il dramma della guerra franco-prussiana (1870-1871) installando e gestendo,
con molta determinazione, un pronto-soccorso al teatro Odéon, nel suo libro, “La mia doppia vita” descrive così la situazione alla fine della guerra:
Firmata la pace orribile e vergognosa, schiacciata la funesta Comune, sembrava che tutto fosse rientrato nell’ordine. Ma quanto sangue! Quante ceneri! Quante donne in lutto! Quante rovine! Si respirava dovunque l’odore acre del fumo. Tutto quello che toccavo a casa mia mi lasciava sulle dita un impercettibile velo di grasso. Un malessere generale avvolgeva la Francia, ma soprattutto Parigi. Tuttavia i teatri riaprirono le porte e fu un sollievo generale.

Come Dilili, anche Sarah Bernhardt ha conosciuto i personaggi più importanti della Belle Epoque, e avrebbe potuto essere la protagonista di un “Sarah a Parigi”. Nel film d’animazione è comunque presente come uno dei personaggi più importanti nell’aiutare Dilili a smascherare la banda dei “Maschi Padroni”.

Sarah Bernhardt è stata una donna molto estrosa e coraggiosa in diverse occasioni della sua vita, e ha scritto anche un libro illustrato su un suo viaggio in pallone aerostatico in occasione della Esposizione universale di Parigi nel 1878. Il titolo del libro è "Tra le nuvole. Impressioni di una sedia".

Ci sono naturalmente anche libri, non di Sarah Bernhardt ma su Sarah Bernhardt, uno abbastanza recente è questo "Sarah Bernhardt, Colette e l’arte del travestimento" di Laura Mariani, uscito nel 2016.

Questo sito vuole mostrare i vari personaggi che compaiono nel film d’animazione Dilili a Parigi e suggerire qualche libro per conoscerli meglio.
Per i libri suggeriti si possono vedere le descrizioni cliccandone la copertina,
e volendo si può usare il servizio "Kindle Unlimited" per scaricarli in formato elettronico sullo smartphone, su un tablet o su un PC con una delle tante app gratuite.

Anche la prova del servizio "Kindle Unlimited" è gratuita.

Dilili è una giovanissima canaca meticcia, che arriva a Parigi, a fine Ottocento, imbarcandosi clandestinamete sulla nave che riporta in Francia, dalla Nuova Caledonia, vine presa in carico dall’insegnante anarchica Louise Michel, di cui diviene poi discepola imparando le buone maniere e un buon francese.

Nella capitale stringe amicizia con Orel, un facchino affascinante e gentile, che grazie al suo lavoro, ha avuto modo di incontrare tutto il mondo culturale e artistico della Belle Époque.
Insieme a Orel e sul suo triciclo da trasporto girerà per tutta Parigi alla ricerca dei cosiddetti Maschi Padroni, les Mâles-Maîtres, una banda di malfattori che terrorizza la città svaligiando le gioiellerie e rapendo le bambine.

https://www.mymovies.it/film/2018/dilili-a-parigi/
https://fr.wikipedia.org/wiki/Dilili_%C3%A0_Paris
https://it.wikipedia.org/wiki/Canachi


La tricicletta (triporteur) sulla quale si muovono Dilili e Orel, era un veicolo usato principalmente per il trasporto merci.

Ha davanti una cassa in legno o in metallo appoggiata su due ruote ai lati.
La parte posteriore ha la struttura convenzionale di una bicicletta.

Il modello orientale (cinese) ha invece due ruote nella parte posteriore che portano la cassa.

https://fr.wikipedia.org/wiki/Triporteur


Il film inizia mostrandoci Dilili in uno zoo umano a Parigi.
In epoca coloniale gli zoo umani erano delle ricostruzioni di villaggi africani o asiatici, con abitanti pagati per esibirsi nelle loro danze e nei loro canti, per mostrare agli europei, che ai tempi non viaggiavano come oggi, com’era la vita “primitiva”.

Soprattutto in questi “villages indigènes”, ricostruiti nei parchi, avvenivano i primi contatti dei parigini con degli esseri diversi, fuori da questi ambienti era difficile incontrare a Parigi degli stranieri di colore.

Sul disumano fenomeno degli zoo umani c’è un interessate documentario Sauvages: au coeur des zoos humains di Pascal Blanchard, su YouTube, con sottotitoli in italiano.

Sugli zoo umani, l’autore-giornalista Viviano Domenici, del Corriere della Sera, aveva presentato il suo libro "Uomini nelle gabbie. Dagli zoo umani delle Expo al razzismo della vacanza etnica" alla Casa dei Diritti di Milano, in un evento che voleva fare luce su un fenomeno poco conosciuto e poco considerato dai media e dalla letteratura internazionale.

Il libro, edito da Il Saggiatore, parla di un’inquietante e oscura piaga della storia dell’umanità: il fenomeno dell’esibizione di esseri umani iniziato con le prime grandi esposizioni universali di fine Ottocento e giunto fino ai giorni nostri.

Con un lavoro di ricerca e analisi di documenti storici, Domenici ha ricostruito le tragiche e scioccanti storie di alcuni uomini esposti come animali, come quella dell’apache Geronimo o della giovane sudafricana Sarah Baartman, esibita nei circhi inglesi e affittata come curiosità sessuale per i salotti dei ricchi, fino alle testimonianze contemporanee delle donne-giraffa in Thailandia.

Gli zoo umani nel mondo occidentale non ci sono più, però sono rimasti nella mentalità e nei comportamenti a volte invadenti e irrispettosi di certo turismo "etnico" in giro per il mondo, un turismo che pensa di avere alla base un certo interesse culturale per gli altri, mescolato a un po’ di voglia d’avventura, quando in realtà si tratta sempre dello stesso morboso desiderio di osservare il diverso, in zoo umani del terzo millennio dove è il "civilizzato" che si sposta nei luoghi dell’ "indigeno", in un safari fotografico garantito da un’agenzia.

Capita poi che le popolazioni indigene, per soddisfare gli stereotipi del turista, si vestano con costumi tradizionali che non hanno mai usato, e recitino una commedia che non fa più parte della loro cultura attuale, magari in cambio di qualche spicciolo.


Il Calédonien delle Messageries Maritimes, varato nel 1884, faceva parte di una delle tre navi gemelle usate per trasportare i detenuti dalla Francia alla Nuova Caledonia.


Trasportava anche passeggeri civili, militari e merci.
Si muoveva principalmente a vela e secondariamente a vapore.

Dilili si imbarca di nascosto nel Calédonien per partecipare ad un gruppo che andava ad esibirsi in Europa.
Viene scoperta a viaggio iniziato e adottata da una contessa, moglie di un ambasciatore che rientrava a Parigi.
Il suo viaggio da clandestina prosegue quindi nel lusso della prima classe del Calédonien.

La Nuova Caledonia è un possedimento francese dal 1853,
è stata colonia penale dal 1864 e per 40 anni.
Gli abitanti autoctoni melanesiani sono i canachi.
La madre di Dilili era una canaque mentre il padre era francese.


I personaggi e i libri che li descrivono

I molti personaggi che compaiono nel film, vengono qui presentati affiancati a fotografie originali, in modo da apprezzare il modo in cui sono stati riprodotti nel film. La loro descrizione testuale in questo sito è molto essenziale, ma per degli approfondimenti ci sono dei link alla Wikipedia e ad altri siti.

L’obiettivo di Dilili è di scoprire e sconfiggere i Maschi-Padroni: (Mâles-Maîtres),
una segreta congrega (inventata per il film) di malvagi maschilisti che vivono sotto-terra e controllano le fogne, e da dove possono apparire e scomparire molto rapidamente nei rapimenti delle bambine e nei furti alle gioiellerie.

Il capo della setta, il Grande Maschio-Padrone, teme che le donne possono prendere il potere e cerca di renderle schiave.

Nella tana dei Maschi-Padroni, alle ragazze rapite viene insegnato di muoversi "a quattro zampe" ( quatre pattes), vestirsi di nero e a non avere nessun diritto di parola.


Il primo personaggio importante, incontrato per caso, è ...
Renan, Joseph Ernest: filosofo, filologo, storico delle religioni e scrittore francese.

Nel film dice “Parigi è morta”, Renan cercò vanamente di convincere il suo paese a seguire i suoi precetti politici, etici e filosofici, finché si rassegnò, in un primo tempo, ad osservare impotente la sua deriva verso la perdizione.

Si mostra inquieto per l’avvenire dell’umanità, temendo la morte per esaurimento della generosità dei cuori, analogamente a quella che l’industria potrebbe subire a causa dell’esaurimento del carbone.

Forse i nostri discendenti vivranno come delle lucertole non pensando altro che ad approfittare parassiticamente del sole.

Nel 1882 il grande pensatore e saggista Ernest Renan tenne alla Sorbona, a Parigi, una conferenza dal titolo "Cos’è una nazione?

La sua risposta è contenuta nel piccolo libro "Cos’è una nazione?" che a distanza di molti anni è ancora validissimo.

Per Renan l’essenza di una nazione sta nel fatto che tutti gli individui abbiano molte cose in comune, e che ne abbiano dimenticate molte altre, quelle cose del passato che posono essere divisive, ad esempio "nessun cittadino francese sa se è Burgundo, Alano, Visigoto; ogni cittadino francese deve aver dimenticato la notte di San Bartolomeo, i massacri del XIII secolo nel Sud".

Parlando in particolare dell’Italia Renan scrive: è il paese in cui l’etnografia [il racconto dei popoli che la abitano] è più intricata. Galli Etruschi Pelasgi Greci, senza parlare di molti altri elementi, vi si intrecciano in un indecifrabile miscuglio. [...] La verità è che non esiste una razza pura e che basare la politica sul’analisi etnografica significa fondarla su una chimera.

Dopo aver escluso la razza come elemento politico aggregante, esclude anche altri elementi, come la geografia, la razza, la lingua, la religione, e alla fine si chiede: Che cosa ci vuole di più? e la risposta di Renan dice:

Una nazione è un’anima, un principio spirituale. Due cose, che in realtà sono una cosa sola, costituiscono quest’anima e questo principio spirituale; una è nel passato, l’altra nel presente. Una è il comune possesso di una ricca eredità di ricordi; l’altra è il consenso attuale, il desiderio di vivere insieme, la volontà di continuare a far valere l’eredità ricevuta indivisa. [...] Avere glorie comuni nel passato, una volontà comune nel presente; aver compiuto grandi cose insieme, volerne fare altre ancora, ecco le condizioni essenziali per essere un popolo.

Renan disse queste e altre cose nel 1882, oggi sono ancora valide, soprattutto in un paese come l’Italia dove il pensiero sovranista e autonomista è molto presente.


Dilili e Oran vanno poi ad incontrare Maria Salomea Skłodowska, meglio nota come,
Marie Curie: chimica e fisica polacca naturalizzata francese.

Premio Nobel per la fisica nel 1903, insieme al marito Pierre Curie, e ad Antoine Henri Becquerel per i loro studi sulle radiazioni.
Poi altro Nobel per la chimica nel 1911 per la scoperta del radio e del polonio (polonio in onore della terra di Marie Curie).

Cresciuta nella Polonia russa, dove le donne non erano ammesse agli studi superiori, si trasferisce a Parigi dove alla Sorbona si laurea in fisica e matematica. In seguito i suoi studi si concentrano sulle sostanze radioattive e diventa infine la prima donna ad insegnare alla Sorbona.

Nel film tiene in braccio la figlia Éve.

https://it.wikipedia.org/wiki/Marie_Curie

Di Marie Curie è stata recentemente ristampata la sua autobiografia scritta nel 1923 su richiesta degli americani che l’avevano ospitata.

Nel libro Marie Curie - Autobiografia troviamo documentata la straordinaria parabola della sua esistenza umana e scientifica:

- a partire dalla storia della sua famiglia ebraica nella Polonia russa, al suo arrivo a Parigi dove lei e la sorella possono frequentare la Sorbonne;

- poi ci racconta dal matrimonio con Pierre Curie, professore della scuola di Fisica, agli anni di ricerca in laboratorio con Pierre che ha sposato nel 1895;

- dalla vittoria dei due premi Nobel, alle vicende della prima guerra mondiale che la videro impegnata al fronte con la figlia Irène per assistere i feriti, e dove inventò le famose Petit Curie, delle automobili attrezzate con apparecchiature a raggi X.

In questo libro leggiamo la storia di una grande scienziata che, insieme al marito, rinuncia ai soldi che potevano guadagnare con le loro scoperte scientifiche, e continuò la ricerca per amore del bene comune e dell’umanità.


Il Bateau-Lavoir era un edificio cadente abitato nel 1904 da Pablo Picasso,
in seguito ospiterà molti giovani artisti della zona di Montmartre, che prenderanno il nome di “gruppo del Bateau-Lavoir".

Nei giorni di tempesta l’edificio ondeggiava e le strutture di legno scricchiolavano come nei battelli-lavatoio nella Senna, da qui il suo nome.

L’edificio era diventato una “comune” dove gli artisti lavoravano gomito a gomito in un proficuo continuo scambio di idee.

Dal 1908 la personalità magnetica di Picasso, allora sconosciuto, attira altri artisti diventati poi famosi, come: Braque, Max Jacob, Marie Laurencin, Guillaume Apollinaire, André Salmon, Maurice Raynal, Juan Gris, Gertrude e Leo Stein, e poi Fernand Léger, Robert Delaunay, Albert Gleizes, Andre Lhote, Jean Metzinger, Francis Picabia, Alexander Archipenko e Paul Gauguin di ritorno dal suo primo viaggio a Thaiti.

https://it.wikipedia.org/wiki/Bateau-Lavoir


Il quadro alle spalle di Picasso è la sua opera “Famiglia di acrobati con scimmia”. In realtà è di dimensioni minori, 104x75 centimetri.
L’opera è del 1905, anno in cui Picasso comincia il periodo rosa e comincia anche il suo successo come artista.

Vicino al fatiscente Bateau-Lavoire, dove Picasso lavora con altri artisti, c’era il Circo Medrano, e Picasso era stato ispirato dai suoi arlecchini, saltimbanchi, pagliacci, e giocolieri che lo portarono a passare dal suo periodo blu e melanconico, al più ottimistico rosa.

https://en.wikipedia.org/wiki/Famille_d%27acrobates_avec_singe


Era stato al quarto viaggio a Parigi che lo sconosciuto Pablo Picasso si era stabilito in una vecchia fabbrica di Montmartre,
riconvertita in atelier per artisti, ma era praticamente un edificio fatiscente affittato per quindici franchi al mese.

Nonostante la cronica carenza di soldi, e il perenne stato di indigenza, questo fu per Picasso un periodo assai felice. Insieme con gli altri componenti della banda del Bateau-Lavoir l’artista andaluso si dilettava a frequentare i cabaret di Montmatre, con una speciale predilezione per Au Lapin Agile, che accettava anche quadri come forma di pagamento.

https://it.wikipedia.org/wiki/Pablo_Picasso

Se il film Dilili a Parigi è piaciuto ai vostri figli, e se volete raccontargli di Picasso, questo Pablo Picasso - Edizione a colori, è un libro per ragazzi della prima età scolare, che racconta la biografia di Picasso, come uno dei grandi uomini che hanno lasciato il segno nella storia e nella cultura grazie ai suoi incredibili capolavori.

La vita, il lavoro e i successi sono raccontati in prima persona con testi brevi e semplici, ricchi di aneddoti e curiosità e resi ancor più appassionanti da coloratissimi e divertenti disegni.


Nel Bateau-Lavoir Dilili e Orel incontrano anche ...
Suzanne Valadon: ha svolto diversi mestieri per guadagnarsi da vivere, ha fatto la pasticciera, la sarta, la fiorista, e anche l’acrobata in un circo.

Per la sua bellezza ha posato per pittori come Renoir o Toulouse-Lautrec e molti altri.
A forza di frequentarli e di osservarli, ha imparato a dipingere.
Il suo grande talento di impressionista è riconosciuto da tutti.

È stata la prima donna ad essere ammesso alla National Society of Fine Arts, nel 1894.

https://it.wikipedia.org/wiki/Suzanne_Valadon

Il libro La regina di Montmartre. La vita di Suzanne Valadon è uscito nel 2018, e ci racconta della figlia di una sarta e di un padre ignoto, povera e bellissima.

Si guadagna da vivere con i lavori più disparati - dalla venditrice ambulante al mercato di Les Halles a cavallerizza in un circo - finché diventa musa e modella dei maggiori artisti dell’epoca: Renoir, Toulouse-Lautrec, Degas. Comincia poi a disegnare, e a diciotto anni si ritrova ragazza-madre di Maurice Utrillo.

Nel 1896 si unisce a un ricco banchiere, Paul Mousis, e per molto tempo conduce una tranquilla esistenza borghese, dipingendo ritratti e nature morte.

Nel 1909 conosce un amico del figlio, il pittore André Utter, di ventuno anni più giovane di lei: scoppia un amore struggente che la porta al divorzio e a una nuova burrascosa avventura.

Passionale e ribelle, Suzanne è stata tra i protagonisti dell’arte del suo tempo, riuscendo sempre a trasporre nella sua pittura la fierezza del proprio carattere; ma soprattutto è stata una figura emblematica di anticonformismo ed emancipazione femminile.


Henri Matisse: pittore, grafico, incisore, scultore, decoratore, uno tra i più importanti artisti del XX sec.
Ha iniziato un tipo d’arte che non si accontenta della fedele riproduzione della realtà.
Le sue forme sintetiche e libere e i suoi colori vibranti hanno influenzato generazioni di artisti.
Creatore di una corrente chiamata « fauvisme », che si distingue per l’uso di colori puri e molto vivaci.

Nello sfondo la sua opera “Armona in rosso” dove vuole raffigurare uno spazio emotivo ed individuale azzerando le convenzioni della rappresentazione figurativa contemporanea.
Il titolo identifica un dipinto armonizzato, come una composizione musicale, intorno al colore rosso. L’unico secondario che compare in modo quantitativamente importante è il verde, lo si vede nel quadro in alto a sinistra che rappresenta una porzione di paesaggio.

https://www.analisidellopera.it/henri-matisse-armonia-in-rosso/
http://www.treccani.it/enciclopedia/henri-matisse/

Per conoscere meglio Matisse è interessante il libro Matisse. Ediz. illustrata, uscito nel 2016 nella curata edizione Taschen.

Nella descrizione il libro ci dice che l’opera di Henri Matisse riflette la sua fiducia incrollabile nel potere dei colori brillanti e delle forme semplici.

Sebbene conosciuto in primo luogo per i dipinti, Matisse si dedicò anche a disegno, scultura, litografia, vetro colorato e collage, sviluppando la tecnica peculiare dei ritagli, o gouaches decoupées, quando l’età avanzata gli impediva ormai di stare in piedi e dipingere.

I soggetti di Matisse erano spesso convenzionali: nudi, paesaggi, scene orientali, interni. Ma furono il trattamento del colore e la disinvoltura nel disegno a valergli un posto tra i maestri del Novecento.

Con i caratteristici blu vividi, i viola ametista, i gialli tuorlo d’uovo, la sua tavolozza di colori brillanti è stata in grado di accendere l’immaginario moderno, mano a mano che liberava la sua opera da una meticolosa riproduzione della realtà in favore di un’"armonia vitale" che prendeva spesso la musica come punto di riferimento.

Dai pannelli decorativi di grandi dimensioni ai semplici ritratti dall’atmosfera intima, questo libro illustra la vasta portata e la magnifica creatività di Matisse, tratteggiandone la carriera dai primi lavori nell’ambito del Fauvismo fino ai progetti degli ultimi anni, quali "Jazz" e la "Chapelle du Rosaire" di Vence.


Henri Rousseau detto il Doganiere (le Douanier): impiegato del dazio lasciò l’impiego per dedicarsi completamente alla pittura, ma continuava a dare lezioni di disegno e di musica per aumentare le sue magre entrate. Rivelato al pubblico da G. Apollinaire, fu amico di Picasso e dei maggiori pittori d’avanguardia che videro nella sua arte una "ingenua" reazione all’Impressionismo da un lato e all’arte "colta" dall’altro.

Nei ritratti, nelle visioni fantastiche e nelle rievocazioni di motivi esotici la sua pittura raggiunge un altissimo valore poetico; si affida a un disegno attento e particolaristico, alla descrizione ingenua, al vivo sentimento del colore.

Antesignano di quella che verrà chiamata “Arte naïf”, un’arte completamente slegata dalla realtà culturale e sociale.

Alle sue spalle il quadro “L’incantatrice di serpenti” ( La Charmeuse de serpents”), una Eva nera, in un giardino inquietante, mentre incanta i serpenti con il suono del suo flauto.

Il quadro che vediamo nel film "Dilili a Parigi" è lo stesso della copertina del catalogo, pubblicato nel 2015, per la mostra veneziana dedicata a Rousseau e dal titolo Henri Rousseau. Il candore arcaico.

Henri Rousseau fu una personalità centrale della cultura figurativa tra la fine del XIX secolo e il rivoluzionario periodo delle avanguardie.

Celebre per le atmosfere oniriche, le foreste e i paesaggi incantati, a Rousseau e al suo "candore arcaico" è stato dedicato uno straordinario appuntamento a Venezia, la cui organizzazine è passata attraverso un lungo percorso di studi che è durato qualche anno.

Ora, la mostra non c’è più, ma il ricco catalogo è ancora disponibile.


Orel viene morso da un cane con la rabbia e va a vaccinarsi da ...
Louis Pasteur: chimico, biologo e microbiologo francese, universalmente considerato il fondatore della moderna microbiologia. Ha inoltre operato nel campo della chimica, e di lui si ricorda la teoria sull’enantiomeria dei cristalli. Occasionalmente si occupò anche di fisica.

Fu professore di chimica all’Università di Strasburgo, dove incontrò Marie Laurent, figlia del rettore dell’università. La sposò ed ebbero cinque figli.

Negli ultimi quindici anni di vita, dal 1880 al 1895 si dedicò allo studio del colera e del carbonchio negli animali da allevamento e del virus della rabbia nei cani e nell’uomo.

https://it.wikipedia.org/wiki/Louis_Pasteur


L’affiliato dei Maschi Padroni e Lebeuf, l’autista di Emma Calvé, stanno leggendo il supplemento illustrato di Le Petit Journal.
Le Petit Journal è stato un quotidiano francese, repubblicano e conservatore, fu pubblicato dal 1863 al 1944.

A cavallo fra il XIX e il XX secolo e fino alla prima guerra mondiale, fu uno dei quattro maggiori quotidiani francesi, con Le Petit Parisien, Le Matin e Le Journal. La sua tiratura arrivò a un milione di copie nel 1890, in piena crisi bulangista.

Aveva molti lettori perché la tecnologia di stampa usata, gli permetteva di essere più economico: 5 centesimi invece dei 15 centesimi dei concorrenti.

Era anche più piccolo dei concorrenti (43 x 30 cm) e da qui il suo nome.
Offriva informazioni nazionali e internazionali, eventi, cronaca e oroscopo.

Era l’emblema di una nuova forma di giornalismo che si stava sviluppando.

Si dichiarava apolitico ma non era vero.

https://it.wikipedia.org/wiki/Le_Petit_Journal
https://gallica.bnf.fr/ark:/12148/cb32895690j/date


Nelle cantine dell’ Opéra Garnier, Dilili e Orel incontrano Claude Debussy che sta provando con Emma Calvé.

Claude Debussy: compositore e pianista francese, figura geniale di innovatore, profondamente anticonvenzionale, rivoluzionò l’armonia, il ritmo, la sonorità e la forma della musica occidentale della seconda metà del XIX secolo. Nel 1869 inizia lo studio del pianoforte con l’italiano Cerutti e a soli 10 anni entra al Conservatorio di Parigi dove studia pianoforte e composizione.
Introduce nella musica l’"impressionismo", che era diffuso allora nella poesia (Mallarmé) e nella pittura (E. Manet, ecc.).

Nell’84 vinse il Prix de Rome, e rimase quindi tre anni a villa Medici.

Debussy espresse a meraviglia il clima poetico, raffinato e decadente, della Belle Époque, finita con la prima guerra mondiale e che in Francia si era sviluppato verso la fine del secolo scorso, da Baudelaire in poi. Debussy era intimo della famosa cantante Emma Calvé.

Nel 2018 Alain Planès ha registrato per Harmonia Mundi 5 CD contenuti nel cofanetto Debussy - complete piano works (l’oeuvre pour piano).

L’editoriale scrive:
Con una tonalità vibrante e un’ampia linea di canto, Planès ci ricorda che Debussy, sebbene meritasse totalmente la sua reputazione di rivoluzionario, aveva ancora un piede saldamente piantato nel mondo romantico della fine del XIX secolo.

Le singole registrazioni contenute in questo nuovo cofanetto a prezzo speciale delle opere complete di Debussy per pianoforte solo, registrate da Alain Planés tra il 2000 e il 2006, sono state tutte vendute per l’etichetta harmonia mundi.

Planès ha un’affinità speciale sia per lo stile che per l’atmosfera della musica di Debussy, e questo cofanetto si rivolge a tutti i fan della musica impressionista per pianoforte.



Emma Calvé: cantante francese famosa in tutto il mondo, ricevuta con tutti gli onori dalla Regina d’Inghilterra e dallo Zar di tutte le Russie.

Massenet o Debussy hanno composto delle opere specialmente per lei.

Nel film la voce è di Natalie Dessay, famosa attrice e soprano francese.

Di Emma Calvé si possono ancora trovare delle registrazioni audio riversate su CD, come questa Emma Calvé - The complete known issued recordings.

Di Natalie Dessay esite invece una ricca discografia.

https://it.wikipedia.org/wiki/Emma_Calv%C3%A9

Nel film Emma Calvé ama cantare in una barca a forma di cigno collocata nelle cantine dell’Opéra Garnier,
come nella barca a forma di cigno che Luigi II di Baviera s’era fatto costruire dentro una grotta artificiale sotto il suo castello di Linderhof, da dove ascoltava musica di Wagner suonata da un’orchestra nascosta dietro le rocce.

Luigi II di Baviera era stato affascinato dalla mitica figura di Lohengrin che in una barca trainata da un cigno tornava alla Montagna Sacra.

https://it.wikipedia.org/wiki/Lohengrin


Dilili e Emma Calvé stando confrontando e commentando i quadri di Renoir e Monet
mentre dipingono en plein air lo stesso soggetto, cosa che i due pittori facevano spesso trascorrendo intere giornate con i cavalletti affiancati per poi confrontare le opere una volta ultimate.

Renoir e Monet erano diventati amici nella scuola di Charles Greyre introrno al 1830, e insieme avevano sperimentato per primi la pittura en plein air e avevano dato l’avvio alla stagione impressionista.


Sulla scena en plein air vediamo sulla sinistra il pittore ...
Claude Monet: tra i più grandi protagonisti della rivoluzione impressionista, fu forse lo spirito più lucido, risoluto e conseguente del movimento, ai cui principi fondamentali rimase costantemente fedele.

Ha dedicato la vita a ricercare le sfumature di colore che percepiva nell’atmosfera delle città, delle campagne, dei porti.
Come un cacciatore armato di pennelli, girava per catturare cieli, nuvole, pioggia, onde, fino a quando allestì un suo personale paradiso nella casa di Giverny, dove aveva creato una natura esclusiva per i suoi occhi, minacciati dalla cecità.

Il quadro che qui si vede dietro Monet è il suo famoso "Ninfee", un olio su tela che fa parte di una lunga serie di versioni sulle sue ninfee in un laghetto con un ponte che l’artista aveva fatto realizzare per poterle sempre ammirare.

Per acquistare il quadro originale ci vorrebbe un capitale, però una riproduzione ad alta definizione su tela ha un costo decisamente più abbordabile...


Sulla scena en plein air vediamo sulla destra il pittore ...
Pierre-Auguste Renoir: un pittore che ha condiviso con i suoi colleghi e amici artisti la sfida che l’impressionismo ha dovuto affrontare prima di affermarsi nel panorama artistico. Ha condiviso con loro la miseria e le difficoltà, ma anche le serate ubriache, nella Parigi bohemien di fino Ottocento, quindi gioia di vivere, anticonformismo, povertà e amore per l’arte.

Insieme a Monet ed altri pittori abbandonano la pittura in studio per andare a dipingere all’aperto, en plein air, per catturare l’essenza della luce e dei colori.

Il quadro che Renoir sta dipingendo è il "Ballo in campagna" (Danse à la campagne), dove a posare sono l’amico Paul Auguste Lothe e Aline Chargot, futura moglie del pittore.

Per acquistare il quadro originale ci vorrebbe un capitale, però se ci si accontenta di una riproduzione ad alta definizione su tela la si può avere ad un costo accettabile...


Mentre Dilili e Orel parlano con Colette, nel corridoio passa ...
Cha-U-Kao: nome di un’artista di cabaret francese che si esibiva al Moulin Rouge e al Nouveau Cirque nel 1890.
Il suo nome d’arte era anche il nome di una rumorosa danza popolare simile al can-can.

Henri de Toulouse-Lautrec la rappresentò in una serie di dipinti, in particolare in alcune scene intime che mostravano Cha-U-Kao con le sue amanti. Diventò rapidamente uno dei modelli preferiti del pittore. Era affascinato da questa donna che osava scegliere una classica professione da clown maschile e non aveva paura di dichiarare apertamente che era lesbica.

Dei dipinti di Toulouse-Lautrec su Cha-U-Kao si possono trovare diversi poster e litografie di alta qualità.

https://fr.wikipedia.org/wiki/Cha-U-Kao


Colette: pseudonimo di Sidonie-Gabrielle Colette, scrittrice e attrice teatrale, considerata fra le maggiori figure della prima metà del XX secolo. Insignita delle più importanti onorificenze accademiche, nonché Grand’Ufficiale della Legion d’onore, fu la prima donna nella storia della Repubblica Francese a ricevere funerali di stato.

Colette è stata una delle grandi protagoniste della sua epoca, un mito nazionale: oltre che scrittrice prolifica fu attrice di music-hall, spesso nuda durante le sue esibizioni, autrice e critica teatrale, giornalista e caporedattrice, sceneggiatrice e critica cinematografica, estetista e commerciante di cosmetici. Ebbe tre mariti e un amante, più volte fu al centro di scandali per le sue disinibite relazioni sentimentali con alcune personalità mondane, di ambo i sessi, della società francese.

Nel 1907 si è esibita sul palco nello spettacolo Sogno d’Egitto insieme alla sua amante dell’epoca, la marchesa de Belbeuf nota col nome di “Missy” e autrice dello spettacolo. Alla fine dello spettacolo le due donne si scambiarono un bacio che provocò l’indignazione generale. Lo spettacolo venne cancellato molto presto, ma Colette non si diede per vinta si esibì di nuovo sul palco pochi mesi dopo, in un mimodramma intitolato La Chair durante il quale scoprì il seno come atto di liberazione.

Colette fu una scrittrice prolifica e produsse circa un’ottantina di volumi fra romanzi, racconti, memorie e opere per il teatro. Fra le opere tradotte in italiano si possono trovare:
  • il romanzo L’ingenua libertina del 1909;
  • l’interessante breve romanzo Sido del 1930, sul rapporto con la madre, una grande donna;
  • ma forse più interessante è il saggio Il puro e l’impuro uscito nel 1932 col titolo, influenzato da Dannunzio, "Quei piaceri...", un libro che destò scandalo e indignazione. Colette scrisse "«Un giorno forse si riconoscerà che era il mio libro migliore», e il tempo le ha dato ragione.
  • E molti altri libri di questa donna eccezionale, che, ai suoi tempi, aveva coniato la massima: Una donna che si crede intelligente reclama gli stessi diritti dell’uomo, una donna intelligente ci rinuncia...
https://it.wikipedia.org/wiki/Colette


Nella ricerca di informazioni sui Maschi Padroni, al Moulin Rouge, intento a disegnare "La Goulue" impegnata nel can-can, Dilili incontra ...
Henri de Toulouse-Lautrec: il conte Henri-Marie-Raymond de Toulouse-Lautrec-Montfa, di antica e nobile famiglia, fisicamente deforme, pittore, disegnatore e litografo. Legato all’impressionismo di E. Degas, ma proiettato già verso l’espressionismo, ebbe grande importanza per la formazione e la diffusione dell’art nouveau.

Fu anzitutto un disegnatore lineare, penetrante e spietato nella rappresentazione del vizio. Gli ambienti da lui frequentati a Parigi furono i suoi spunti, da cui trasse i propri soggetti: la società aristocratica della quale eseguì ritratti finissimi, i sobborghi popolati da tipi caratteristici, Montmartre.

Con gli impressionisti, ai quali si suole collegarlo, non ebbe in comune che l’avversione per l’accademia, l’interesse per gli aspetti della vita contemporanea, la predilezione per l’arte giapponese: e questa, soprattutto, sviluppò e approfondì, ricercando insieme l’acutezza e la leggerezza del segno, l’asprezza e l’armonia del colore.

Su Toulouse-Lautrec si possono trovare diversi libri, poster e stampe di buona qualità.

http://www.treccani.it/enciclopedia/henri-de-toulouse-lautrec/


La sala delle danze al Molin Rouge.
Tempio della festa e della danza, il Moulin Rouge recluta le più celebri ballerine dell’epoca.

Sui ritmi indemoniati di Jacques Offenbach, le ballerine del can-can francese facevano perdere la testa a tutti i borghesi della città.

Indecente, gioviale e popolare, il can-can deve la sua popolarità all’arte di fare un grande ventaglio con le gambe in aria, sempre sollevando la sottana lasciando intravedere le culotte.
Vestiti di intimo nero, girrettiera, frufru e gale le ballerine del Cancan ammaliano letteralmente i clienti del Moulin Rouge.

Il famoso pittore francese dell’epoca, Henri de Toulouse Lautrec, immortalò queste scene di danza colorate e di delirio notturno nelle sue opere.

Nel 2001 è uscito uno scatenato film, Moulin Rouge, un musical con Nicole Kidman, film che ha vinto 2 Oscar e 3 Golden Globes.
Nella Parigi del 1899 racconta di Satine, star del Moulin Rouge, la cortigiana più desiderata è pronta a vendere i propri favori al miglior offerente. Ma un giorno arriva un giovane e timido scrittore di cui si innamora. Lascio a voi immaginare come si svolge e come finisce...

Nella foto la sala del Moulin Rouge nel 1898 - ( foto di André Sallée e Philippe Chauveau)

Can-can: danza molto popolare nei cabaret francesi al tempo della Belle Époque, deriva dal galop della quadriglia.

I passi e le mosse del can-can sono state inventate dalla ballerina francese Louise Weber, detta la Goulue (la Golosa) ed è lo stile del can-can del Moulin Rouge.

Il compositore Jacques Offenbach scrisse famosi can-can per operette, il più celebre dei quali è quello del Galop infernal, nell’operetta Orfeo all’inferno del 1858:


https://it.wikipedia.org/wiki/Can-can


La Goulue in una locandina di Henry de Toulouse-Lautrec che pubblicizza il Moulin Rouge e la sua grande vedette in compagnia (in silhouette in primo piano) del suo partner di esibizioni, Valentin le Désossé.

La Goulue, nome d’arte di Louise Joséphine Weber, è stata una ballerina francese universalmente ritenuta la madrina che ha inventato le mosse del can-can francese, segno distintivo dell’epoca d’oro fin de siècle del Moulin Rouge, a cui dovette gran parte della propria fama.

La Goulue, la golosa, non per un suo supposto appetito sessuale, per la sua smodata passione per il cibo che l’accompagnò per tutta la vita e la travolgerà negli ultimi anni della sua esistenza.

Una copia di buona qualità del poster della Goulue usato nel film, si trova per pochi euro.

https://it.wikipedia.org/wiki/Louise_Weber

Jacques Renaudin, nome d’arte Valentin Le Desossé, il disossato, per dall’elasticità delle sue articolazioni.
Si ritiene che fosse un commerciante di vini di giorno che di notte ballava nel suo tempo libero al Bal del Moulin Rouge, dove ha incontrato Louise Weber, conosciuta come La Goulue.
I due ballavano insieme la Chahut, una forma di Can-can. Valentin era alto e snello, compiva contorsioni difficili con grazia, quasi come se fosse disossato.
Spesso è stato ritratto da Toulouse-Lautrec nei grandi affiche insieme a La Goulue.
È interessante notare che Valentin Le Désossé non ha mai voluto essere pagato per la danza perché amava questa sua grande passione.

https://chez-edmea.blogspot.com/2010/10/valentin-le-desosse.html
https://it.wikipedia.org/wiki/Valentin_le_D%C3%A9soss%C3%A9


All’ "Irish & American Bar" di Rue Royale 33, Dilili e Orel incontrano ...
Chocolat: nel 1897, un uomo di colore di nome Kananga (Rafael Padilla) recita un piccolo ruolo di cannibale nel modesto circo Delvaux ingaggiato dal clown bianco George Foottit, che deve rinnovare la sua esibizione. Un duetto che rappresenta un clown bianco autoritario e la sua vittima, un clown nero che prende il nome di "Chocolat", Cioccolato. Il duo comico viene accolto molto bene dal pubblico e il circo Delvaux comincia ad avere successo.

Rafael Padilla era probabilmente schiavo a Cuba, non aveva ricordi della sua famiglia ed era stato cresciuto da una povera donna nera nei sobborghi di Havana, ancora giovane viene venduto ad uomo d’affari spagnolo, portato in Spagna come servitore perchè nel frattempo a Cuba era stata abolita la schiavitù, ma è trattato come schiavo, scappa e fa diversi lavori per sopravvivere, si fa notare per saper ballare, diventa famoso con Foottit, guadagna molto e si lascia andare col gioco e le donne.

La danza del clown Chocolat all’Irish-American Bar è stata disegnata da Toulouse-Lautrec; al bancone il cameriere Ralph.

La musica che Rafael Padila e Orel stanno danzando è Gnossienne n.1 di Erik Satie:


Nelle vecchie immagini dei fratelli Lumière (qui c’è solo un breve estratto), Rafael e Foottit mimano il Gugliemo Tell che deve colpire la mela sulla testa di Rafael.

https://it.wikipedia.org/wiki/Mister_Chocolat
https://en.wikipedia.org/wiki/Chocolat_(clown)
https://fr.wikipedia.org/wiki/Irish_and_American_Bar


All’ "Irish & American Bar" sta suonando Erik Satie, compositore e pianista, a Montmartre frequenta il Chat noir, diventa un noto pianista di cabaret. Era un tipo geniale e stravagante.

Nell’ultima fase della sua produzione compone musica da lui stesso definita Musique de tapisserie o Musique d’ameublement, musica che non ha bisogno di essere ascoltata, musica che fa parte dei rumori d’ambiente senza cancellarlo troppo, come i rumori di coltelli e forchette al ristorante, per coprire anche i silenzi a volte imbarazzanti dei commensali, per neutralizzare i rumori che entrano della strada.

La musica che sta suonando è la sua Gnossienne n.1:


Per chi fosse interessato è disponibile un’ampia discografia di Erik Satie.

https://it.wikipedia.org/wiki/Musique_d%27ameublement
https://it.wikipedia.org/wiki/Erik_Satie


In un tavolino fa i clienti dell’ "Irish & Amercan Bar" vediamo ...
Jane Avril: nata Jeanne-Louise Beaudon in Belleville, figlia di una cortigiana e di un nobile italiano.

Anche se non era una delle attrazioni principali del Moulin Rouge, fu messa in primo piano da Toulouse-Lautrec nei suoi studi, attratto dalla personalità, dalla creatività e dalla bellezza inusuale di Jane Avril, diventerà la sua musa dopo la Goulue.

Jane Avril ci ha lasciato le sue memorie nel libro La ragazza del Moulin Rouge. Le mie memorie dove ci racconta della sua dolorosa adolescenza, un tentativo di suicidio, l’ospedale psichiatrico, le cure del pioniere dell’ipnosi Charcot che la portano alla danza diventata poi una passione che la porta al proprio riscatto sui palchi dei café parigini e negli atelier degli artisti.

Il poster di Toulouse-Lautrec è una pubblicità per il café-chantant Divan Japonais, locale frequentato anche da Picasso.

https://it.wikipedia.org/wiki/Jane_Avril
https://en.wikipedia.org/wiki/Divan_Japonais_(lithograph)
https://en.wikipedia.org/wiki/Le_Divan_du_Monde

Anche nel camerino di Colette c’è un manifesto con Jane Avril (in alto a destra).

Jane Avril al Jardin de Paris è un manifesto che Henri de Toulouse-Lautrec realizzò per l’inaugurazione del famoso cabaret di Parigi, mostra la famosa ballerina che danza sulle note di un can-can sul palcoscenico del cabaret con un colorato costume di scena: un ampio abito, stretto sul busto, lunghe calze nere, guanti e un cappello decorato.

Nell’angolo di destra è disegnata la caricatura di un musicista, solo il volto di profilo e la mano sul manico di un contrabbasso. In basso al centro il leggio con la partitura musicale.


Introdotti in casa dalla fedele governante di Proust, Céleste Albaret, Dilili e Orel entrano per incontrare ...
Marcel Proust: (a destra) scrittore la cui grandezza e originalità nascono da una singolare mescolanza di due poetiche opposte: una grandissima capacità analitica da un lato, e dall’altro l’esaltazione delle forme intuitive di conoscenza e dell’interiorità dell’individuo. Con queste modalità espressive lo scrittore francese ha costruito un nuovo modello di romanzo, che ancora oggi si pone come punto di riferimento esemplare.
(Vedi una vetrina di libri di Marcel Proust).

Reynaldo Hahn (a sinistra), musicista, compositore e critico musicale venezuelano, ebbe probabilmente con Proust una relazione, trasformatasi in breve in una semplice amicizia, ma lunghissima (dal 1894 fino alla morte di Proust) e stretta. Lui e Georges de Lauris furono i primi a conoscere gli abbozzi iniziali della Recherche nel 1909.
(Vedi una vetrina di dischi e libri su Reynaldo Hahn).


Alla ricerca de La Porte de l’enfer, la porta dell’inferno, dove dietro sembra nascondersi la banda dei Maschi Padroni, Orel e Dilili vanno a trovare nel loro studio due importanti personaggi:
Auguste Rodin: scrittore e scultore, considerato il vero erede di Michelangelo: in un’epoca in cui domina la scultura perfetta e rifinita, realizza un’arte realistica e descrive la bellezza attraverso blocchi di marmo non interamente scolpiti.
La rivoluzione che ha provocato nella scultura è pari a quella dell’impressionismo in pittura.
(Vedi una vetrina di libri di e su Auguste Rodin).

Camille Claudel: scultrice, sorella maggiore dello scrittore e diplomatico Paul, diventa allieva di Auguste Rodin, sarà poi sua modella e amante per più di dieci anni e poserà per ritratti e per disegni erotici molto osé in un periodo particolarmente felice in cui i due scultori si influenzano a vicenda.
(Vedi una vetrina di libri di e su Camille Claudel).


Dilili, davanti alla porta del famoso ristorante Maxim’s, in rue Royale, incontra...
Edoardo, principe di Galles: figlio della regina Vittoria, che visse a lungo, e quindi il figlio per passare il tempo viaggiò molto per l’Europa, ma la sua meta preferita era Parigi, in modo particolare la maison de tolérance in rue Chabanais n.12, dove aveva una sua camera privata.
https://scalmo.wordpress.com/2016/11/01/una-sedia-d-amore-per-il-principe/

Con la morte del principe consorte, la regina Vittoria trasferì al principe di Galles il compito di rappresentare la corona in quasi tutte le cerimonie pubbliche.

Col nome di Edoardo VII divenne poi re del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda, re dei Dominion britannici e imperatore d’India, in pratica dell’impero coloniale più grande del pianeta. Aveva già 60 anni e regnò con competenza per 9 anni.

Così come la regina Vittoria era considerata la bisnonna dell’Europa, suo figlio Edoardo VII era conosciuto come lo zio d’Europa, perché le Case regnanti di tutto il continente erano legate al casato degli Hannover.

Edoardo VII era zio (naturale o acquisito) dello zar Nicola II di Russia, del kaiser Guglielmo II di Germania e di re Alfonso XIII di Spagna. Fu soprannominato anche Peacemaker (il “Pacificatore”) per le sue capacità diplomatiche.

Il libro Lo zio d’Europa Edoardo VII - La vita mondana e politica dell’Europa dei notabili e della Belle Epoque del 1976 (forse ancora disponibile) presenta una biografia facilmente leggibile e divertente di Edoardo VII, incentrata sulle sue azioni sociali e diplomatiche (in particolare in Europa) durante il suo regno.

Edward trascorse gran parte della sua vita come il Principe di Galles e divenne re d’Inghilterra nel suo sessantesimo anno. Questa biografia minuziosamente dettagliata, conferma l’idea che Edoardo ha manipolato tutti i suoi parenti principeschi nell’obbedire alla Pax Britannica. Difficile invece il rapporto con suo nipote, il Kaiser.


Dilili, Orel e Emma Calvé pensano ad un dirigibile per andare a salvare le fanciulle prigioniere dei Maschi Padroni, e si rivolgono a ...
Alberto Santos-Dumont: brasiliano, progettista di dirigibili e aeroplani, è talvolta considerato il padre di entrambe le macchine volanti.

Nel 1906 fece il primo volo riconosciuto ufficialmente dall’Aeroclub di Francia di un apparecchio più pesante dell’aria in grado di decollare autonomamente, a differenza dei Wright catapultati.

Il volo avvenne nel parco Bagatelle di Parigi dove coprì una distanza di 60 metri. L’areo si chiamva 14-bis.

Promosso dall Museo Aeroanutico Caproni di Trento è stato il libro Alberto Santos Dumont, pioniere del volo. Dal 1898 al 1909 quando l’Europa mise le ali. Racconta vita e opere di uno dei più importanti pionieri del volo. Esamina l’attività di Santos Dumont nel periodo più fecondo di un amatore del volo che, dal pallone aerostatico passò al dirigibile. Storia che pare un romanzo, storia di un uomo che chiuse la sua vita volontariamente dopo aver dato tanto e mai chiesto nulla.


Dilili, Orel e Emma Calvé hanno bisogno di una vista dall’alto di Parigi, un’occasione per andare ad incontrare...
Gustave Eiffel: ingegnere e imprenditore, specialista in strutture metalliche, divenne famoso per la costruzione della Torre Eiffel in occasione dell’Esposizione Universale di Parigi del 1889.

La figura professionale di Gustave Eiffel è inscindibile dal contesto storico del tempo, animato dai fermenti della seconda rivoluzione industriale. Un’ondata di rinnovamento che coinvolse anche l’architettura, con uno sviluppo senza precedenti grazie ai nuovi materiali da costruzione, come la ghisa, l’acciaio e il vetro. In questo modo entrò in crisi la figura dell’architetto, che - pur essendo in possesso di una solida formazione artistica - non poteva certo confrontarsi con questi nuovi materiali, dei quali non conosceva né le caratteristiche né le potenzialità. Vincente fu invece la figura dell’ingegnere che, pur non disponendo delle stesse competenze artistiche degli architetti, poteva contare su una solida preparazione tecnica e costruttiva.

Chi non conosce la Torre Eiffel? Però non tutti sanno che era destinata ad essere smantellata dopo l’esposizione universale del 1889. Per fortuna si è salvata ed è diventata simbolo di Parigi e della Francia. Il libro La torre in ferro di Gustave Eiffel racconta la storia della torre e del suo ideatore.


Locandine
La locandina di sinistra è di Alfons (Alphonse) Mucha, pittore e scultore ceco, uno degli artisti più importanti dell’ Art Nouveau.

La vita di Mucha fu cambiata dall’attrice Sarah Bernhardt con la quale stipulò un contratto da sei anni per disegnare i suoi manifesti, scenografie teatrali, costumi e gioielli.

La cooperazione fra i due fu poi di mutuo vantaggio e li legò per tutta la vita: Sarah Berhardt grazie ai poster di Mucha divenne una superstar, e Mucha accumulò potere sociale e crescita professionale.

Nel 2015-16 a Milano e Genova s’è tenuta una mostra su Alfons Mucha, e il catalogo della mostra Alfons Mucha e le atmosfere art nouveau è ancora disponibile.


La locandina di destra è di Marcellin Auzolle, e pubblicizza il film dei fratelli Auguste e Louise Lumière L’Arroseur arrosé (L’innaffiatore annaffiato), un film che dura meno di un minuto.

https://it.wikipedia.org/wiki/L%27innaffiatore_innaffiato


Nel mini appartamento di Orel c’è una locandina del chat Noir, (il gatto nero) era un cabaret artistico fondato a Montmartre da Rodolph Salis. Divenne subito un popolare ritrovo per gli artisti e scrittori emergenti del quartiere. Si trovava inizialmente all’84 del Boulevard de Rochechouart, poi trasferito in rue Victor-Massé.

A partire dal 1892, Salis organizzò una compagnia di artisti dal cabaret per andare in tournée durante i mesi estivi. Questo grande poster di Théophile Steinlen, pittore e incisore svizzero, uno degli artisti più importanti la cui carriera è stata lanciata al Chat Noir, serviva come annuncio delle "attrazioni in arrivo" da pubblicare furi delle sedi che ospitavano il tour.

E’ possibile ottenere una riproduzione della locandina del Chat Noir.

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Le_Chat_noir


Dilili organizza una riunione con Louise Michel e Marie Curie nell’appartamento di ...
Sarah Bernhardt: soprannominata la voce d’oro, la divina, la scandalosa, il mostro sacro (Jean Cocteau), è ancora oggi considerata una delle più grandi attrici teatrali del XIX secolo.

Della sua vita pubblica si sa tutto, di quella privata quanto ne ha scritto in La mia doppia vita : «un turbine di passioni e avventure, alluvioni di lacrime, uragani di rabbia, malattie mortali e una salute e un’energia senza pari».

Affabulatrice geniale, secondo Alexandre Dumas figlio di cui interpretava La dama delle camelie : «mente così tanto che potrebbe essere grassa.»

Colleziona artisti, scrittori, generali, il principe di Galles, regnanti di passaggio, uomini politici. La polizia del secondo Impero prende nota soprattutto di ministri e deputati dell’opposizione.

E’ inneggiata dal Canada alla Patagonia, come aveva previsto Henry James: «Lei ha nel grado supremo quello che i francesi chiamano le génie de la réclame… È troppo americana per non aver successo in America.».

Prende posizione a favore di Louise Michel e dei deportati dopo la Comune di Parigi.

https://it.wikipedia.org/wiki/Comune_di_Parigi_(1871)
http://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/sarah-bernhardt/


I mobili presentati nell’appartamento di Sarah Bernhardt sono molto ricercati,
come il letto "Aube et Crépuscule" (alba e crepuscolo) prodotto da Émile Gallé nel 1904, è costruito in ebano, madreperla e vetro iridescente, ed è conservato al Musée de l’École de Nancy.

Ai piedi del letto si vede una coppia di farfalle con in mezzo un uovo di vetro, simbolizzano l’inizio del giorno e l’amore.
Nell’uovo di vetro sono incise delle piccole farfalle che vivono un giorno solo. Rappresentano la vita e ci ricordano che è corta.

Alla testa del letto c’è una farfalla notturna, la sfinge. Evoca la fine della giornata, ma anche la fine della vita perché ha la testa in basso e le sue ali si richiudono.

Per quanto riguarda il ghepardo, coi soldi guadagnati da un successo teatrale a Londra, Sarah Berhardt va allo zoo di Liverpool dove aquista alcuni animali, fra i quali un giovanissimo ghepardo. Nelle suo libro La mia doppia vita : Era ancora piccolo, buffo, assomigliava a un gargoyle di una cattedrale del Medio-Evo. [...] Ritornammo a Londra con il ghepardo in gabbia, il cane lupo al guinzaglio, i miei sei piccoli camaleonti in una scatola [...] Non avevo trovato dei leoni, ma ero comunque contenta. I miei domestici lo furono meno. C’erano già tre cani in casa. [...] poi Bizibouzou, il mio pappagallo, e la mia scimmia Darwin. [...]


Il giardino della casa di Sarah Berhardt, che Dilili va ad esplorare in groppa al ghepardo di Sarah, è ispirato al quadro Tigre dans une tempête tropicale , del pittore Henri Rousseau, il suo primo dipinto a soggetto esotico che rese popolare l’autore.
Fu esposto col titolo Sorpris! (Sorpresa) al Salon des Indépendants del 1891.
Oggi si trova alla National Gallery di Londra.

https://it.wikipedia.org/wiki/Sorpresa!


In casa di Sarah Bernhardt Dilili incontra Luoise Michel dalla quale, dopo l’avventura a bordo del Calédonien, è diventata discepola e ha imparato le buone maniere e un buon francese.

Louise Michel: anarchica e insegnante. Il rifiuto di prestare giuramento di fedeltà a Napoleone III le costò la possibilità di lavorare nella scuola pubblica. Trasferitasi a Parigi entrò in contatto con gli ambienti rivoluzionari repubblicani.

Nel fatidico 1871 partecipa come infermiera e combattente durante i tre mesi della Comune che verrà sciolta con la forza in una cruenta restaurazione la quale causò la morte di circa 20.000 parigini, ne imprigionò varie migliaia di altri e ne deportò altrettanti, tra cui la stessa Louise, esiliata in Nuova Caledonia. Fu amnistiata nel 1880.

Al suo ritorno in Francia iniziò una febbrile attività di propaganda rivoluzionaria, interrotta nel 1883 da una condanna a sei anni di reclusione per aver capeggiato nella capitale una manifestazione di disoccupati.

Fu in seguito a Londra, impegnata in conferenze e dibattiti e nella raccolta di fondi per i movimenti rivoluzionari francesi.

Ha un rapporto epistolare con Victor Hugo, al quale invia le proprie poesie che incontrano subito il suo apprezzamento.

Durante la sua detenzione in Nuova Caledonia, Louise Michel s’era interessata al paese, ai costumi e alle legende locali, e aveva continuato il suo lavoro di istitutrice educando dei giovani canachi, che erano malvisti dagli altri deportati.

Per conoscere meglio questa coraggiosa e indipendente donna abbiamo le Mémoires de Louise Michel écrits par elle-même.

http://www.treccani.it/enciclopedia/louise-michel/


A casa di Emma Calvé, il giovane sarto Paul Poiret, non ancora famoso, accomoda il vestito di Dilili.
Paul Poiret: geniale artista e grande innovatore, una delle figure principali della moda della Belle époque. Le sue invenzioni provocarono un radicale cambiamento rispetto alla tradizione, paragonabile a quello che nella pittura è rappresentato da Picasso.

Le creazioni di Poiret hanno avuto diversi meriti: fissarono un’immagine femminile assolutamente nuova, libera e disinvolta, misteriosa e raffinata, a tratti esotica o classica, avvolta in tessuti leggeri e trasparenti; ha rivalutato la bellezza naturale del corpo femminile, liberandolo dalle costrizioni dei corsetti e dei busti; la morbidezza e l’eleganza delle sue creazioni accompagnavano quindi lo spontaneo esprimersi dei movimenti nella naturale sensualità femminile.

Poiret nacque in una famiglia modesta di mercanti di tessuti, e venne avviato fin da bambino al lavoro di sartoria. Cominciò a disegnare modelli per alcune delle più conosciute case di moda di Parigi, poi venne assunto come apprendista disegnatore presso l’atelier di Jacques Doucet, in seguito entrò come stilista nella celebre casa di moda Worth, dove rimase però pochi anni, poiché i suoi disegni troppo avveniristici per il gusto moderato della clientela, decise quindi di mettersi in proprio, aprì il suo primo studio nei pressi dell’Opera di Parigi, in Rue Auber e in seguito divenne sempre più famoso e innovatore anche per il cinema e il teatro.

Paul Poiret, il rivoluzionario stilista che ha abolito il busto, sostituito le calze nere con quelle color carne e inventato la gonna-pantalone, ci ha lasciato le sue idee e le sue memorie in un libro dal titolo Vestendo la Belle Époque.


Alla fine, naturalmente, le bambine furono salvate ...
e vissero tutti felici e contenti.

Il seguito (amaro) della storia.
E’ vero, come dice Michel Ocelot, che la Belle Époque mostrava una situazione a priori incomprensibile, con una Francia esangue e da tutti odiata, ma anche la Belle Époque a sua volta mostra una situazione che rende incomprensibile lo scoppio improvviso della Grande Guerra.

Come scrive Nassim Nicholas Taleb nel "Cigno nero": Dopo i conflitti napoleonici il mondo conobbe un periodo di pace che avrebbe indotto qualsiasi osservatore a credere nella scomparsa di conflitti devastanti. Ed ecco la sorpresa: la Prima guerra mondiale risultò il conflitto più sanguinoso di tutta la storia dell’umanità fino a quel momento..

cosafare e cosavedere