La via per Isfahan

Qazvim.

Il libro La via per Isfahan di Gilbert Sinoué dice “Era un villaggio insignificante, costituito da capanne di fango secco, situato in mezzo a una pianura verde, fitta di foreste. La terra era fertile, solcata da piccoli fiumi come l’Herhaz, il Talar o il Tedjen, ricca di frutta ma nondimeno malsana a causa delle acque stagnanti. Gli uomini di Qazvim, come d’altronde la maggioranza degli abitanti del Mazandaran, vivevano di pesca, di caccia agli uccelli acquatici, della coltivazione del riso e della tessitura del lino e della canapa. Nonostante l’aspetto gradevole, il luogo non era sicuro: molte tribù bellicose e senza controllo seminavano il disordine, dedicandosi a saccheggi e uccisioni.”

“Nel corso dei tre mesi passati a Qazvim, Avicenna aggiunse ai suoi scritti altre tre opere: Il colloquio delle menti dopo la loro separazione dal corpo, I postulati degli annali del tempo passato e un’allegoria filosofica, la Storia di Salaman e Absal.

https://en.wikipedia.org/wiki/Qazvin
(Foto: moschea reale e terrazze di case a Qazvim – Eugene Flandin – Circa 1850)
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