Egitto

Egitto, deserto occidentale

L’altopiano del Gilf Kebir si trova nel Deserto Occidentale Egiziano; lo si raggiunge dal Cairo attraversando prima il Deserto Bianco e poi il Grande Mare di Sabbia.


Il Deserto Occidentale (o Deserto Libico) copre due terzi della superficie dell’Egitto ed è una delle regioni più aride della terra, un luogo ancora misterioso, in buona parte inesplorato e sono ancora pochi i viaggiatori che vi si avventurano. Si estende per più di 600.000 kq, dalle rive del Nilo fino al confine libico e dalle coste del mediterraneo ai confini col Sudan. Contiene cinque grandi depressioni dove è possibile trovare acqua e oasi verdeggianti collegate da una strada asfaltata: Bahariya, Farafra, Dachla, Kharga e Siwa. Le zone più avventurose sono l’immenso Grande Mare di Sabbia e il mitico altopiano del Gilf Kebir.

Il Deserto Bianco occupa una piccola parte del Deserto Occidentale, un’area da circa 60x60 kilometri fra l’oasi di Farafra a sud e il Deserto Nero e l’oasi di Bahariya a nord. Paesaggio lunare con sorprendenti formazioni calcaree erose dal vento che formano strane figure. Al tramonto del sole si colorano di arancio e rosa intenso, e di notte alla luce della luna e delle stelle diventano luminose e bianche creando una magica atmosfera. Essendo facilmente raggiungibile è molto visitato dai turisti e la domenica anche da famiglie egiziane.

Il Gilf Kebir (grande barriera) si colloca in una regione difficilmente accessibile, in gran parte inesplorata e totalmente disabitata fra Egitto, Libia e Sudan. E’ un vasto altopiano che si eleva per 300 metri dalle sabbie del deserto con ripide e scure pareti; si estende per circa 800 kmq e supera di poco i 1.000 metri di altezza. Le valli dei suoi antichi fiumi (wadi) nascondono i segni di antichi abitatori, pietre lavorate, macine, pitture e graffiti. Totalmente sconosciuto fino alle prime esplorazioni del principe Kemal Al Din Hussein nel 1926, seguite nel 1932 da quelle del mitico conte Laszo Almasy (Il paziente inglese del film di Anthony Minghella) e poi nel 19388 dal cartografo Bagnold.

Il Grande Mare di Sabbia è un’enorme distesa di dune lunga 600 km fra l’altopiano del Gilf Kebir a sud e l’oasi di Siwa a nord, e largo 250 km a cavallo fra Egitto e Libia dove non si trova nessun punto d’acqua e dove non vive nessuno. E’ composto da lunghe file parallele di dune, alte fino a 150 metri, allineate da nord a sud, la direzione del vento stagionale caldo conosciuto come al-Khamsin ( o Khamasin). Le dune possono rappresentare un grosso problema per i viaggiatori che non conoscono la posizione dei punti di attraversamento.

All’interno del Grande Mare di Sabbia c’è un area denominata Silica Glass dove si trovano grandi quantità di frammenti di Vetro Libico formatosi dall’impatto di un enorme meteorite sulla sabbia del deserto. Questo Vetro Libico è poi del semplice silicio cristallizzato, ma alcuni turisti presi da una sorta di febbre della raccolta ne raccolgono grandi quantità.

Cosa leggere

Laszlo E. Almasy, Sahara sconosciuto, Nutrimenti Editore - 2004
- Diario di viaggio degli anni ’30 sulle aree che vanno da Kufra a Zarzura nel Gilf Kebir e sul Grande Mare di Sabbia. Il mitico Almasy è stato cartografo, aviatore, spia, esploratore, romantico viaggiatore e affascinante scrittore delle sue esperienze nel Sahara.

Wael Abed, The Other Egypt, Cairo 1998
- Un buon mix di dati geografici e storie delle varie esplorazioni del Deserto Occidentale Egiziano. Abed è membro della Geographical Society Egiziana e il libro è stato scritto dopo diverse spedizioni a cui ha partecipato negli anni ’90. Descrive: la depressione di Qattara, il Grande Mare di Sabbia, l’altopiano del Gilf Kebir e il Jebel Uweinat.

Stefano Malatesta, Il Grande Mare di Sabbia, Neri Pozza editore
- Affascinante cronista e narratore di luoghi, persone e imprese epiche che si sono svolte nel Grande Mare di Sabia.

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