Cammino di Santiago

Cammino di Santiago in bicicletta

Un tragitto non italiano, tosto e interessante.



Una nuova partenza da pellegrino verso Santiago de Compostela è imminente.

Poco più di una settimana e un aereo ci porterà a Lourdes, da dove inizieremo, Sandro ed io, con le nostre mountain bike, a percorrere i sentieri che nel giro di circa due settimane ci porteranno - se non ci saranno intoppi - dapprima a Santiago e poi a concludere l'avventura in faccia all'Oceano Atlantico, a Muxia.

Un'altra volta, la quinta, nell'arco di nove anni: il 2004, la prima esperienza, sorprendente; il 2005, da Siviglia, sud-nord, la calura; il 2007, il ritorno sul camino Francès con nuovi compagni da guidare; il 2010, la conferma che il Camino ti entra dentro.

Compagni 'storici' e compagni nuovi, Armando e Matteo, Daniela e Paola, Robi e Gianantonio, Giusi e Sandro, a comporre gruppi variegati e però accomunati nel perseguire l'obiettivo di raggiungere la meta, attraverso migliaia di pedalate su e giù per la Spagna.

Un pensiero in più ad accompagnare le bici, quest'anno: due amici pedalatori che ci seguivano da casa e che non ci sono più. Aldo e Marco li sentiremo ancora un poco con noi.

Il programma

 26/6 - Quasi il giorno della partenza
Siamo a pochi giorni dalla partenza, finalmente.

Le bici hanno smesso di calcare le strade piemontesi e attendono il momento di lanciarsi sui sentieri di Francia e Spagna, Piemonte Pirenaico e Navarra, Rioja e Castilla, Galizia e Oceano Atlantico, sulla meseta e sulle montagne, tra campi di grano (ormai sarà stato raccolto) ed eucalipti, in compagnia di centinaia di pellegrini protesi verso la lontana Santiago.

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28/6 - Calzini? quattro paia. Magliette? tre. Il pigiama? no.

E’ tutto registrato il necessario per sopravvivere in circa tre settimane da affrontare in sella ad una bici, sulla quale è trasportato tutto quanto serve, dalle mutande ai ricambi per la bici, dalla macchina fotografica al sacco-lenzuolo.

Alla quarta volta che affronto il Camino de Santiago quindi non crea troppo stress il preparare i bagagli, partendo dall’esame della lista che vien fuori dal file chiamato 'da portare' , archiviato nella cartella dei Viaggi.

Le borse sono nuove, sgancio rapido, capienti, ci starà di sicuro quel che ci deve stare, una borsa andrà in stiva insieme alla bici, l’altra verrà con me in cabina, le misure rispettano le normative imposte da Ryanair, se sforassero si dovrebbe pagare il supplemento, come per ogni cosa che non è esattamente a norma nei voli con le compagnie low-cost e non sarebbero affatto noccioline.

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30/6 - Lourdes
Piove!
Non sembra possibile che si lasci l'afa e i 35 gradi di casa nostra, si prenda un aereo e in poco più di un'ora e mezza ci si trovi con pioggerellina autunnale e una temperatura di meno di 20 gradi.

Eppure è quel che ci é successo oggi tra le tre e le cinque del pomeriggio: caldo opprimente alla partenza da Bergamo e una accoglienza a base di vento freddo all’aeroporto di Lourdes.

Cosi’ ci siamo messi a rimontare le nostre bici fuori dell'aerostazione, in compagnia di un ciclista abruzzese che fara' il cammino da St.Jean Pied-de-Port, nella desolazione di un aeroporto silenzioso e triste, mentre il vento portava in giro nel cielo plumbeo nuvoloni grigi e neri che incutevano timore di pioggia imminente.
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1/7 - ALLONSANFAN!
Stiamo prendendo delle brutte abitudini in questi primi due giorni di cammino !

Ieri il contachilometri segnava una dozzina di chilometri e alla sei e mezza eravamo in un albergo con i confort di un 3stelle ; oggi i chilometri sono poco più di cinquanta e alle tre del pomeriggio siamo stati accolti in una stanza con tre letti - di cui uno matrimoniale – e disponiamo di doccia, cucina a disposizione, soggiorno e un terrazzino.

Non è quel che si direbbe una vita da 'pellegrino', ma anche oggi, come ieri, abbiamo ampi argomenti a nostra giustificazione.
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2/7 - ESPANA!
Siamo in Spagna!

Si puo' dire Spagna, in Italia, oggi?

Qui stasera la tv trasmetteva la parata dei Campeones vestiti di rosso, tra il tripudio della gente e noi siamo stati salutati con la mano aperta e il solo pollice chiuso...

¿Donde estan el pirla y el mejor portero del mundo y el grande delantero nigro? e' la domanda di uno spagnolo e vagli a spiegare che non ho manco visto la partita e non mi sono incazzato per il fatto che il bar dove avremmo dovuto vederla non e' stato in grado di mostrarla perche' non c’era la linea Internet.

Gia', nel tranquillo paesino di Louvie-Jouzon non c'e' ripetitore per la ricezione dei canali televisivi, quindi o Internet o l'antenna parabolica.

Il maltempo compromette la ricezione del segnale Internet, quindi sabato e domenica maltempo e niente Internet ieri sera.
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4/7 - SPACCAOSSA e CICALE
A Undués de Lerda non c’e'Internet, non c’e'un negozio, non c’e’ un bar ne’ un ristorante, tranne quello cui fa riferimento l’albergue del pellegrino, vi si cena dalle sette alle otto che’ poi la cucina chiude.

In questo posto ameno passiamo la serata, in compagnia di pochi altri pellegrini, due anziani signori tedeschi che non capiscono il significato di cerdo, maiale, pig, ma si illuminano quando grugnisco per tradurre il parco menu serale, due ragazzi spagnoli,uno dei quali in bici, una ragazza coreana, due signore che alle sette si erano gia’ dissolte nel nulla dell’albergue, infine una coppia di spagnoli - immaginiamo siano padre e figlia - che arrivano a piedi alle otto e mezza.

Ci siamo fermati qui perche’ la disponibilita’ elevata di posti letto, rapportata all’esiguita’ degli albergue successivi, ci ha indotti ad una scelta prudenziale,dopo una giornata calda e faticosa, iniziata al levar del sole, quando i pellegrini della camerata di Jaca, circa una quindicina, hanno cominciato, uno alla volta, a rassettare i loro zaini, riponendo le loro cose in sacchetti di plastica, come se ogni sacchetto di ognuno di loro avesse bisogno di farsi un giro, alla faccia di chi ancora volesse riposare un pochino di piu’.

Dunque alle sette e mezza, nonostante la calma posta nella preparazione, eravamo in strada, colazione in un bar sulla strada e una mattinata lungo la valle del fiume Aragon, campi di grano appena tagliato e di segala ancora biondeggiante ai lati delle lunghe strade dritte che percorriamo mentre la calura si fa sempre piu’ intensa.
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5/7 - PERSO e RITROVATO
Al secondo giorno, Sandro, il mio compagno di pellegrinaggio, ha perso il cellulare, al quarto giorno io ho perso lui!

Del celleulare, ahilui!, nessuna traccia, di Sandro, ebbene si’!

Stamane, in fuga dall’eremo di Undués de Lerda, era davanti – cosa abituale -, non ha visto – cosa altrettanto abituale - una flecha amarilla ed ha tirato dritto, salvo poi rendersi conto che il mio mancato arrivo significava strada sbagliata, cosi’ me lo sono visto tornare indietro.

Ma il bello era ancora da venire.

Sperduti in mezzo ai boschi di macchia mediterranea che ricoprono questa regione del nord della Spagna, riprendiamo a pedalare dopo una breve sosta, stavola avanti io, lui mi e’ immediatamente alle spalle, eppure quando mi volto, dopo parecchi minuti, su un sentiero stretto tra arbusti bassi e farfalle che lasciano i fiori su cui sono posate per fare ala al passaggio dei pellegrini e richiudersi alle loro spalle, Sandro non c’e’.

Aspetto, torno indietro, pensando abbia avuto problemi con la bici, nessuna traccia, lo chiamo a gran voce, sento l’eco, ma nessuna risposta.
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5/7 - GRANO, GRANO E ANCORA GRANO
Navarrete, albergue Casa del Peregrino.

Oggi sono stati ottantacinque chilometri, su e giù per la Navarra e la Rioja, saro’ ripetitivo ma i campi di grano, loro mi inducono ad esserlo, costante di questi giorni, dovunque guardi ci sono campi di grano (e segala) e paesini abbarbicati su un cocuzzolo, e il camino ti ci fa passare senza alcuna pieta’ arrivi in cima, non ti fermi e scendi subito da un’altra parte, ma nel frattempo ti sei sorbito l’ennesima salitaccia spaccagambe.

Oggi pareva che il cielo ci stesse apparecchiando una bella giornata di pioggia, fino all’ora di pranzo le nuvole scure lasciavano presagire l’acqua, invece il sole e’ tornato padrone del cielo sopra di noi.

Mi sto abituando all’idea di pedalare da solo: Sandro anche stamane se ne e’ andato per conto suo, ad un bivio, con due possibilita’ di camino, e’ andato da una parte senza manco accorgersi dell’esistenza di un bivio, dopo un po’ (credo un bel po’) e’ tornato sui suoi passi e all’ora di pranzo me lo sono rivisto davanti a Los Arcos, dove in un negozio stavo facendo spesa per il mio – che poi e’ diventato nostro – pranzo al sacco.

Pero’ stavolta c’era un alibi, la fuente del vino di Irache e una sorsata abbondante trangugiata dalla borraccia davanti alla webcam che ci riprendeva crudele.
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6/7 - I pellegrini si riposano
Sul cammino siamo come avvolti in una bolla che ci impedisce i contatti con il mondo esterno alla bolla.

Qui ci sono solo le persone che vanno verso Santiago e quelle che abitano o si trovano a passare per le strade che portano a Santiago;
i rumori sono ovattati, la natura ci riempie gli occhi di se stessa da mattina a sera e ci sommerge dei suoi colori; cosa accade al di fuori di questa bolla non esiste, la bolla ci protegge dal mondo esterno e dalle sue brutture.

Qui sembriamo – sembriamo – tutti amici, il saluto, un sorriso, uno scambio di nomi e di storie sono cio’ che ci accomuna, gente che viene da tutte le parti del mondo – e non e’ un modo di dire – , i registri sono una varieta’ di stati stupefacente e stupenda.
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7/7 - IL CAMINO SUL PASSEGGINO
Caterina, la Grande – quattro anni – , Silvia, la piccola - due anni – hanno scelto – o forse sarebbe meglio dire i loro genitori hanno scelto per loro – questo mezzo originale per fare il cammino da S.Jean Pied-de-Port a Santiago.

Li abbiamo incontrati stamattina, tutta la famiglia, davanti ad un bar, in una pausa della tappa che li avrebbe portati da San Juan de Ortega a Burgos.

Agata e Sergio stanno faticando ogni giorno con quel peso da spingere – un passeggino piu’ i bagagli ciascuno – , su per le salite, dure per noi, tremende per loro, hanno ancora quasi un mese per arrivare laggiu’: ce la faranno.
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8/7 - CENTOVENTI CHILOMETRI AL GIORNO
Ieri sera, a tavola, tra un arroz (riso, non arrosto) alla cubana e un filete de ternera (filetto di bue), abbiamo fatto il punto della situazione.

Ne e’ venuto fuori che, tenuto conto che il 18 il volo Ryanair ci dovra´ riportare a casa, per arrivare ad affrontare le montagne nel migliore dei modi, avremmo avuro da percorrere duecentocinque chilometri nei prossimi tre giorni, cioe’ circa settanta al giorno.

Bene. Oggi abbiamo pedalato per soli centoventidue chilometri!
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9/7 - AI PIEDI DELLE MONTAGNE
Siamo arrivati a Rabanal del Camino, gia’ a 1.150 metri di altitudine, da dove domattina inizieremo l’ascesa verso la Cruz de Ferro, il punto piu’ alto del Camino Frances con i suoi 1.506 metri.

Qui stiamo al fresco, stasera avremo bisogno di coperte per dormire in questo albergue dove sono tornato a otto anni di distanza dalla prima volta, quando capitammo qui con Armando e Matteo a prendere la benedizione personale che i monaci benettidini impertiscono ai pellegrini.

Ho ritrovato la chiesa, l’ambiente e’ piu’ convenzionale, i lavori di restauro sono terminati e il fascino non e’ piu’ lo stesso: manca l’anziano chierichetto barbuto, secco secco, che conferiva alla cerimonia un qualcosa di ascetico.
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10/7 - LE VACANZE DI UBALDO
Al quarto passaggio in questi posti, alcuni luoghi mi sono diventati familiarmente mitici: la “Meson de Ubaldo”, a Cacabelos, e’ uno di questi.

Ci abbiamo mangiato pesciolini e bevuto vino bianco, per cui oggi, reduci dalla salita alla Cruz de Ferro, ci siamo diretti proprio li’, dove sapevamo aspettarci Ubaldo.

“Cerrado para vacaciones” – chiuso per ferie – il cartello vergato a mano dietro la serranda chiusa, ci ha lasciato sbigottiti. Tradimento!

Cosi’ ci siamo accontentati di un panino di sardine (!) consumato sulla panchina nella piazza del paese, con cerveza e caffe’ ristretto a chiudere, al bar gia’ frequentato anch’esso in altre occasioni e la promessa reciproca coll’anziano gestore di rivederci l’anno prossimo.

E’ stata una tappa breve, iniziata nel freddo delle otto del mattino di una giornata di una estate che anche i locali giudicano anomala: temperatura rigida, mani intirizzite, nebbia ai 1.506 metri della Cruz de Ferro, dove si e’ consumato il rito della deposizione della pietra portata con se’ dall’inizio del camino (per me da Puente la Reina), Sandro ha inchiodato al palo la tessera del Pedale poirinese, li’ e’ rimasta anche la collanina vagamente rasta che Giusi mi aveva affidata (mi e’ spiaciuto lasciarla, mi ci ero affezionato...).

Sosta a Manjarin, il rifugio dei Templari, discesa lunghissima, circa mille metri di dislivello, in mezzo alle pietre, pochissimi altri ciclisti su questo percorso, e’ piu’ facile la carretera, asfaltata.
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11/7 - COMPAGNI DI AVVENTURA
Non ha sete, non ha fame, non ha freddo, non ha caldo, non e’ stanco, si stupisce che io abbia sete, abbia fame, abbia freddo, abbia caldo, sia stanco.

Questo e’ Sandro, il mio compagno di avventura.

Io lo vedo sempre di spalle, un punto che diventa sempre piu’ piccolo davanti a me, poi il puntino torna ad assumere fattezze umane, una persona che, ferma sul ciglio della strada, aspetta che il compagno di strada, afflitto da vizi, tra cui quello di andare piano in bici, si affacci dietro una curva per ripartire e tornre ad essere il puntino lontano.

Ah, non aspetta per solidarieta’ o umanita’, aspetta perche’ vuole evitare di perdersi: in questi ultimi giorni non ci e’ piu’ riuscito, benche’ abbia fatto piu’ di un tentativo, inducendo addirittura all’errore un povero ciclista spagnolo, che si era accodato fiducioso e si e’ ritrovato smarrito in mezzo ai vigneti del Bierzo.
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12/7 - EZECHIEL...
A Melide tutti i pellegrini devono mangiare il pulpo – octopus, come lo chiama Ezechiel.

Dopo anni da Alongos II, scoperto casualmente nella prima sosta qui, complice il giorno di chiusura del mio tradizionale punto di riferimento gastronomico (che sfiga, dopo Ubaldo e le sue ferie, il giorno di chiusura settimanale di Alongos II), il tradimento da Ezechiel.

Al diavolo Ezechiel! Un buon polipo, abbastanza tenero, non tanto da sciogliersi in bocca, ma piccante oltre ogni limite – a mio parere, ovviamente – senza che fosse stato preventivamente richiesto il livello di piccante desiderato.
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13/7 - SOTTO LA PIOGGIA A SANTIAGO
Era iniziata all’aeroporto di Lourdes, quattordici giorni fa, con le folate di vento freddo ad ostacolare il trasferimento sulla bici appena rimontata all’hotel, in compagnia di Marco, il biker abruzzese pronto a farsi il Camino Frances.

L’avventura e’ finita (quasi) sulla plaza de Obradoiro di Santiago de Compostela, sotto la pioggia, stamane quando era da poco passato mezzogiorno, a farci compagnia, oltre al freddo, ancora Marco, reincontrato per caso ieri a Melide, dopo che per circa novecento chilometri abbiamo percorso le stesse strade senza che mai ci incrociassimo.

La pioggia ha cominciato a cadere dopo che ce ne eravamo andati da Melide da circa due ore, la minaccia delle nuvole gonfie d’acqua sempre incombente fin dalla partenza; dapprima pioggerellina neppure fastidiosa, poi sempre piu’ battente, Monte do Gozo, ultimo baluardo prima di entrare in citta’ immersa nella nebbia, nella quale vagano ombre tutte uguali di pellegrini a piedi, coperti mantelle e cappellacci a ripararli dall’inclemenza del tempo.
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14/7 - OLTRE SANTIAGO, NEGREIRA
L’acqua di Santiago de Compostela ci ha vessati fino alle due del pomeriggio, quando, dopo un lungo tiramolla col cielo che non ne voleva sapere di aprirsi all’agognato sole, ce ne siamo andati verso l’Oceano.

Ieri sera il Gato Negro ci ha rimpinzati di pulpo e camarones e vino bianco, poi pacharan in un bar della movida santiaguiña a far quattro chiacchiere con due ragazzi italiani che hanno fatto un pezzo di Camino – da Samos, poco piu’ di centoventi chilometri, ma non e’ che l’inizio.. – , uno sguardo intenso alla stupenda cattedrale illuminata a farne risaltare i secoli di vita e a letto ad orario deciso da noi nella nostra nuova dimora, residenza universitaria d’inverno, d’estate rifugio di pellegrini.

Ancora una Compostela, l’attestato che certifica il compimento del Camino, da infilare in un tubo per archiviarla non si sa bene dove – c’e’ chi la inquadra ed appende come si fa con una laurea, a me a malapena la rilasciano, considerando che provo ogni volta a sostenere che le motivazioni che mi spingono non sono di ordine religioso.

Ancora una messa del pellegrino, in cattedrale, in mezzo ad una folla che attende invano il botafumeiro, l’incensiere gigante che viene utilizzato soltanto nelle grandi occasioni – oggi evidentemente non lo era – e che sfolla delusa alla fine della celebrazione.

Ma il camino va avanti, a Negreira la prima tappa verso Muxia, qui dicono che il vero cammino finiva sulle rive dell’Oceano, la’ dove esploratori di ogni dove venivano a vedere dove finiva la terra ben prima che il pellegrinaggio sulla tomba di San Giacomo ne facesse la meta di migliaia di viandanti, da ogni parte d’Europa ad espiare peccati proprii ed altrui.

Siamo lontani da Santiago, qui l’emigrazione ha portato e riportato uomini e donne ad andarsene lontano e a ritornare, in un ambiente che sembra davvero immerso in quella bolla che ci mantiene fuori da tutto da due settimane.

15/7 - MUXIA, OCEANO
I gabbiani vocianti sono gli assoluti padroni del cielo azzurro che ci accoglie a Muxia, bel paese affacciato sull’Oceano Atlantico, quasi alla fine del nostro viaggio.

E’ Fisterre qui, la fine del mondo conosciuto dagli antichi, un tratto di costa che si estendeva per centinaia di chilometri fino a raggiungere Lisbona, il vero punto piu’ occidentale dell’Europa; in questo tratto di costa c’e' Muxia, cosi’ come c’e’ Fisterra e il Capo di Finisterra che, secondo il nostro hospitalero, gode di un’esclusiva fama, dovuta al fatto che fosse stato opportuno nei secoli passati collocare la fine del mondo in un punto specifico che venne individuato nell’attuale Capo di Finisterra.

Una bella giornata ci ha portati fin qui, nebbia la mattina sulle dolci colline che saliamo e scendiamo lasciando Negreira, immersa nel sonno della giornata domenicale, le pale eoliche spuntano dalla nebbia, gigantesche, il vento le muove leggere, sembrano parte integrante di un paesaggio agreste che non disturbano affatto con la loro presenza.

Non si incontrano molte persone sul Camino da Santiago verso la costa, le zone che attraversiamo sembrano popolate di vacche piu’ che di esseri umani, cani sonnacchiosi, abituati al passaggio dei pellegrini, non ci degnano manco di uno sguardo e noi ci lasciamo alle spalle gente, paesi, pale eoliche, cani.
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16/7 - FINISTERRE, FINE DEL CAMMINO
Ultima giornata passata a pedalare e infine l’arrivo al faro di Fisterre.

Stavolta una giornata di sole pieno, nemmeno una nuvola all'orizzonte, il sole ad illuminare valli e monti (meglio, colline che a noi sembrano monti) nel verde smeraldo che caratterizza la splendida Galizia, paesi incastonati sul pendio, tra boschi di eucalipti e campi dove ancora si rivolta il fieno a mano.

A meta’ della tappa, la spiaggia di Lires (con dedica virtuale a Gianantonio...) una sosta leggera, il “cinghiale” felice prova ad immergersi nelle acque dell’oceano, come ha fatto ieri appena vista l’acqua a Muxia, ma le onde lo respingono, l’oceano porta a riva le sue acque con violenza e nell’arco di poche ore la spiaggiona e’ quasi interamente sommersa.
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17/7 - EPILOGO
Non e’ piu’ tempo di ruote che vanno in direzione Santiago e poi Oceano Atlantico.

Non e’ piu’ tempo di viandanti affaticati e di camminatori veloci da superare con un Buen Camino al volo.

Non e’ piu’ tempo di albergue del pellegrino affollati che trasudano umanita’ e sudore.

Non e’ piu’ tempo di bocadillos per strada e cerveza e neppure di the’ caldo a confortare nei giorni di freddo.

Non e’ piu’ tempo di chiese e cattedrali, di campi e boschi, di mucche e farfalle.

Non e’ piu’ tempo di sentieri pietrosi e di rettilinei infiniti.

Un altro Camino e’ andato, con le Compostele potrei quasi riempire una parete, i timbri sulle credenziali formano una mappa delle regioni settentrionali della Spagna e i nomi dei tanti paesi incontrati mi suonano famigliari e poeticamente evocativi di una sosta, un pranzo su una panchina, una notte in un albergue, un altro pellegrino in marcia.
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Intervista di Carlo
a L'Uomo con la Valigia
del 26/7/2012.

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