Mustang

Mustang (Nepal)

Mustang (Nepal), la "pianura fertile"



Il Mustang (in tibetano "Pianura fertile") era il Regno di Lo, un regno di cultura e lingua tibetana, posto in una posizione geografica che, dal XV al XVII secolo gli permise di controllare i commerci fra l'Himalaya e l'India. Alla fine del XVIII secolo il regno viene annesso al Nepal, di cui oggi è un distretto.

Il Mustang è rimasto come era il Tibet prima dell'occupazione cinese, quando il Dalai Lama regnava a Lhasa: qui gli antichi monasteri budddisti non sono stati profanati, e i monaci non sono stati incarcerati; un territorio montagnoso e accidentato, non toccato dalla moderna civiltà, e dove si conduce uno stile di vita che nel Tibet sta scomparendo.

Una terra aspra, selvaggia e ventosa, ma bellissima e ricca di miti e leggende, piena di monaci e monasteri, con una cultura antica, ma senza una strada asfaltata. Nel Mustang ci sono solo sentieri di montagna, e quando non sono rovinati dalle frane sono percorribili solo a piedi o in groppa a cavallini e zoo (un incrocio jak-bue).

Fino al 1992 il Mustang era chiuso ai turisti, era stato visitato solo da esploratori come David Snellgrove, Giuseppe Tucci e Michel Peissel, oggi invece Il turismo è una delle attività commerciali principali, ma gli stranieri che vogliono visitare il Mustang devono ottenere prima un permesso (ne vengono concessi mille ogni anno), e pagare una tassa giornaliera.

Visitando il paese si possono notare le pile di legna ordinatamente disposte sui tetti delle case, sono una esibizioni di ricchezza perchè la legna da ardere qui è merce rara, per scaldarsi e cucinare si usa lo sterco seccato di yak e di capra, e per mancanza di acqua calda d'inverno ci si lava una volta al mese.

La poliandria è ancora molto diffusa, una pratica che era comune nel Tibet, dove più fratelli potevano condividere un'unica moglie, e pare senza creare grandi discordie familiari.

Nonostante i costumi non convenzionali e la posizione remota dei villaggi del Mustang, non sono mai mancati i contatti col mondo esterno. Ogni inverno i Lobas (popolo Lo) scendono a centinaia verso le pianure dell'India per vendere i loro ricercati maglioni di lana fatti a mano.

I Lobas sono sempre stati abili commercianti e forti viaggiatori. Una delle principali rotte commerciali tra Tibet e India attraversa la loro terra, e per secoli, fino agli anni '50, i duri sentieri di montagna erano battuti da carovane cariche di sale, lana e grano.

I viaggiatori moderni, i turisti, iniziano oggi i loro trekking da Jomsom (2.800 m.), piccola città con pista di atterraggio al di là della catena Himalayana. Qui arrivano piccoli aerei con i turisti caricati a Pokhara (Nepal) in un volo di 45 minuti.



I viaggiatori moderni, i turisti, iniziano oggi i loro trekking da Jomsom (2.800 m.), piccola città con pista di atterraggio al di là della catena Himalayana. Qui arrivano piccoli aerei con i turisti caricati a Pokhara (Nepal) in un volo di 45 minuti.

Il vento e il fiume Kali Gandaki hanno tracciato nei secoli dei profondi canyon nei fianchi delle montagne creando erosioni dalla forme spettacolari, inoltre l'ossidazione dei materiali ha dato colore al paesaggio con tinte calde sulle quali contrasta il verde dei campi e dei pascoli.

I trekking si inoltrano verso nord seguendo il fiume e i canyon naturali. Dopo Jomsom si passa per Eklobatti da dove parte il sentiero che porta verso est al campo base dell'Annapurna e a Muktinath meta di importanti pellegrinaggi e anche meta del nostro viaggio. Da Muktinath si torna verso il greto del Kali Gandaki e in una mezz'ora si raggiunge Kagbeni, villaggio dalle case costruite con mattoni di fango, un gompa (monastero buddista tibetano) con le bandiere al vento, e da qui inizia la zona speciale dove bisogna registrarsi al Check Point.

Il trekking prosegue in salita, sempre più in alto sulla bella valle del Kali Gandaki, bel panorama su Kagbeni, e passa per piccoli villaggi con i loro gompa immersi in un paesaggio spettacolare. Particolarmente interessante il villaggio di Chusang (dopo 4-5 ore) dove la montagna finisce nel fiume con le sue pareti erose dagli agenti atmosferici fino a farle sembrare delle canne d'organo.

Si attraversa il Kali Gandaki su un punte di ferro, ci si allontana dal fiume su una ripida salita fino a Chele (3.050 m.). Ai lati della salita si possono vedere le grotte che sono state rifugio dei Khampa durante l'invasione cinese del Tibet. Si passa per Gurung con le sue tipiche case quadrate, e se si sale sopra al villaggio si può godere del panorama sulla valle del Kali Gandaki.

Da Chele inizia un tragitto impegnativo, si raggiunge il passo di Dzon (3.550 m), si attraversano i villaggi di Samar e Bena, si sale sui passi Baga La e Yamdo La (3.770 m.) si attraversa il minuscolo villaggio di Shammochen e si approda all'altrettanto minuscolo Tamagaon (3.555 m.) in un continuo cambio di paesaggio che diventa sempre più desertico.

Da Tamagaon si sale bruscamente al Nyi La (3.950 m.) per poi scendere al Ghami (Ghemi) La (3.520 m.), poi nuovamente in salita allo Tsarang La (3.954 m.) e un'ultima discesa al villaggio di Tsarang passando prima per l'Old Chorten, un importante reliquiario buddista.

Nel gompa di Tsarang ci sono da vedere delle bellissime Tanka e magari si riesce ad assistere ad una funzione religiosa. Ci si incammina seguendo il torrente Tsarang Khola, si vista il Big Chorten, e si sale sul Dry La (3.860 m.) che ci mostrerà le sue preghiere al vento, la piana di Lo Manthang, e il Tibet all'orizzonte.

Lo Manthang (3.770 metri), città fortificata, capitale del Regno di Lo, ci vivono il Re e la Regina ai quali è possibile chiedere udienza. Offre diversi interessanti monasteri come il Gompa dei Sankya, il Thungchen Gompa, il Champa Lakhang, e merita delle passeggiate nelle sue viuzze con una lunga sosta alla fontana che è il centro vitale della città.

Qui inizia il ritorno sulle praterie piene di cavalli selvaggi e si sale fino al Marang La, si attraversa lo Tsarang Khola e si raggiunge il Gompa di Lo Gekar risalente al VIII secolo. Si prosegue per il Mui La che ci offre una ampia vista sulla valle del Tramar con le sue rocce rossastre e le grotte che ospitano piccoli monasteri ed eremi. Si arriva e ci si riposa a Ghami.

Da Ghami (3.960 m.) si scende a Geling (3.510 m.) dove ci sono due interessanti gompa da visitare, si riattraversa lo Shammochen La, poi il villaggio con lo stesso nome, e si prende il canyon che porta al Ranchung Chorten, quindi ci aspettano una dura salita con attraversamenti di torrenti per arrivare a Samar.

Da Samar si va a Kagbeni, e poi a Jomsom ripercorrendo la strada dell'andata.

Come vede dalla descrizione del tragitto è un viaggio che richiede un buon allenamento fisico, una buona attrezzatura da trekking, e molto spirito di adattamento, in cambio però di un'esperienza indimenticabile con vista su alte vette. Si può poi sempre contare sull'ospitalità dei monaci e degli abitanti dei piccoli villaggi, persone gentilissime, poverissime e sempre sorridenti nonostante la vita dura.

cosafare e cosavedere